mercoledì 31 luglio 2013

Vagina

«All’improvviso ho capito cos’era il peccato originale. Non nasceva, come vuole la tradizione giudaico-cristiana, dal sesso. Il vero peccato della specie umana era stato allontanarsi dalla primigenia venerazione del femminino, della sua sessualità e di tutto ciò che esso rappresentava. Il nostro peccato originale sono i cinquemila anni in cui la sessualità femminile è stata vituperata, stigmatizzata, controllata soggiogata, separata dalle donne, dagli uomini, segmentata, insultata e venduta. Da quel peccato originale sono discese grandi dislocazioni e alienazioni nella civiltà e nello sviluppo degli umani. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Come in un film ho visto scorrere le immagini della tragedia: una tragedia per le donne, per gli uomini e per la civiltà squilibrata e predatrice che quell’alienazione ha prodotto.» [1]

Questa è la conclusione a cui arriva Naomi Wolf nel suo corposo saggio intitolato Vagina. A New Biography (in italiano: Vagina. Una storia culturale). Partendo da un episodio autobiografico (una compressione del nervo pubico causata da un problema alla spina dorsale), la Wolf scopre la peculiarità della rete neurale vaginale (diversa da donna a donna) e spiega in che modo queste delicatissime connessioni non riguardino solo ed esclusivamente la sfera sessuale, ma siano fondamentali per la stabilità emotiva e per la stimolazione delle capacità creative della donna. Si tratta di qualcosa che noi tutte avevamo sempre intuito («Dopo il coito mi sommergeva sempre un flusso di belle sensazioni fisiche ed emotive. Con gli anni, dopo il sesso e di solito dopo l’orgasmo, i colori mi apparivano più vividi e la bellezza della natura mi colpiva nei suoi dettagli con più forza e più fascino. Per qualche ora percepivo in modo più nitido la connessione fra tutte le cose ed ero di ottimo umore, carica di energia e di desiderio di comunicare [2]») e di cui finalmente ci viene fornita una spiegazione scientifica e oggettiva. In verità, è curioso constatare quanto poco queste informazioni (pure in possesso di medici e studiosi) vengano trasmesse e diffuse.
In particolare risulta importante il ruolo della dopamina, che la Wolf definisce «la sostanza chimica femminista per eccellenza», prodotta dal cervello femminile prima, durante e dopo l’atto sessuale. La dopamina possiede la capacità di attivare al massimo e nel modo migliore le nostre capacità creative e comunicative e ci restituirà autostima e fiducia in noi stesse.
«Una donna con un basso livello di dopamina avrà scarsa libido e si deprimerà, mentre quella che ne ha un livello ottimale sarà fiduciosa, creative e comunicativa. Sarà orgogliosa del proprio lavoro. Proverà un senso di benessere e di contentezza, si porrà obiettivi precisi e li perseguirà con tenacia, sarà capace di affetti forti, saprà scegliere in modo sensato e avrà prospettive realistiche.» [3]
Chi avrebbe mai sospettato che tutto questo benessere potesse esserci donato dalla nostra stessa vagina – organo bistrattato, sbeffeggiato e vituperato sino ai giorni nostri?
La tesi (condivisibilissima!) della Wolf è che i poteri forti patriarcali e maschilisti abbiano intuito (fin dall’antichità) il grande potere insito nella sessualità femminile e per questo abbiano fatto di tutto per svilirla e annientarla: la parte centrale del saggio di Naomi Wolf è occupata da una carrellata che ripercorre la storia della vagina (dalla critica al sesso femminile portata avanti dai Padri della Chiesa sino all’attuale “vagina liberata”, ancora oppressa e strumentalizzata dalla pornografia dilagante), allo scopo di dimostrare come la repressione sessuale della donna sia andata di pari passo con la sua impossibilità ad esprimersi socialmente in piena libertà e autonomia.
Siamo purtroppo cresciute (tutte, senza eccezioni) in grembo ad una cultura profondamente maschilista, che ci ha inculcato l’insegnamento secondo cui la responsabilità di mantenere vivo e appagante (emotivamente, sessualmente) il rapporto di coppia sarebbe tutta sulle spalle della donna:
«La nostra cultura assegna alla donna il compito di “tenere acceso il fuoco” dell’erotismo nella vita di coppia, accogliendo sorridente e sexy il marito al ritorno a casa, come consigliava negli anni Settanta Marabel Morgan nel suo bestseller The Total Woman, oppure snervandosi a furia di cambiare pettinatura, trucco, vestiti e così via.» [4]
Al contrario, se è vero che all’interno di ogni donna e di ogni vagina risiede “una Dea” (intesa come capacità creatrice e creativa primigenia), allora è altresì importante (come insegnano i maestri tantrici Mike Lousada e Charles e Caroline Muir, interpellati dalla Wolf) che l’uomo impari a rispettarla, conoscerla, proteggerla e venerarla.
«Gli uomini farebbero bene a chiedersi: «Voglio essere sposato con una dea o con una puttana?». Per le donne, purtroppo, non esiste una via di mezzo sul piano fisiologico. O sono trattate come dee o, se vivono sole, sanno avere cura di sé, oppure rischiano di trovarsi a disagio nel proprio corpo e di essere perennemente tese.» [5]
Nel periodo attuale, in cui stupri, episodi di stalking e femminicidi  ricorrono con drammatica puntualità nelle cronache delle nostre giornate, il saggio di Naomi Wolf risulta essere doppiamente importante e illuminante per noi donne. Fin dalla lettura delle prime pagine ne ho consigliato la lettura alle amiche – e continuerò a farlo, nella speranza che una maggiore conoscenza e consapevolezza di noi stesse, del nostro corpo e della nostra interiorità più profonda possa aiutarci a uscire (tutte insieme) da questa violenta, ipocrita e drammatica impasse in cui ci troviamo (nostro malgrado?) a vivere.

N. Wolf
Vagina. A New Biography
trad. it. Vagina. Una storia culturale
Mondadori
Milano, 2013 (I ed.)


Note
[1] N. Wolf, Vagina. A New Biography, 2013, trad. it. Vagina. Una storia culturale, Mondadori, Milano 2013, pag. 352.
[2] Ivi, pag. 17.
[3] Ivi, pag. 64.
[4] Ivi, pag. 344.
[5] Ivi, pag. 300.

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